venerdì 28 ottobre 2016

BOLOGNA DOPO MORANDI


Giorgio Morandi è stato senza dubbio il dominatore assoluto dell’arte a Bologna nella prima metà del Novecento.

Ma così non si può dire per gli anni successivi, anche se per un ventennio egli ha continuato a lavorare ad alto livello. Via via la “Felsina pittrice” ha fatto i conti con un quadro nazionale e internazionale che andava mutando. La presente mostra cerca di fissare in “stazioni” le fasi principali di questa partecipazione dei nostri artisti alle tendenze esterne, ma nello stesso tempo si propone di individuare caratteri e stili dei singoli autori (tutti nati o attivi nel nostro territorio), segnalando anche la diversa loro importanza attraverso il numero di opere esposte. Queste “stazioni”, riportate anche alle diverse stanze del percorso espositivo, sono in numero di dodici, e i relativi cartelli didattici ne mettono a fuoco di volta in volta i protagonisti e i caratteri salienti. Questo itinerario si apre quando nell’immediato dopoguerra giungono i fermenti del postcubismo, recepiti soprattutto da Sergio Romiti. Ma è in agguato l’esplosione dell’Informale, di cui si rende interprete il maggiore nostro critico di quei tempi, Francesco Arcangeli, che punta sulle sue tre famose “M”, Mandelli, Moreni, Morlotti, al cui seguito pone un quartetto di talenti innovatori di lunga carriera: Vasco Bendini, Giuseppe Ferrari, Bruno Pulga, Sergio Vacchi.

Ma verso la fine degli anni ’50 l’Informale se ne va, si presentano “possibilità di relazione”, attestate 
da Pirro Cuniberti, Mario Nanni, Concetto Pozzati. Queste “relazioni” si vanno sempre più precisando, tanto da chiedere aiuto a forme “popolari”, come suggerito dal fenomeno generale della Pop Art, di cui Pozzati è il nostro migliore interprete. Ma accanto alle possibilità “popolari”, Bendini si sintonizza con le soluzioni più ardite del New-Dada, andando a lavorare al Palazzo Bentivoglio e dando il via ai due nostri artisti di più largo successo internazionale, Pierpaolo Calzolari, attraverso cui anche Bologna può prendere parte all’Arte povera, e Luigi Ontani, che procura il ribaltamento, dal povero al ricco, seguito da altri esponenti della formazione dei Nuovi-nuovi, il cui rilancio di una figurazione gioiosa e stilizzata entra in sintonia con un notevole episodio nostrano, il fumetto di Andrea Pazienza e compagni.


Accanto a chi entra in fenomeni di gruppo, la mostra dà conto anche di presenze solitarie, come Nino Migliori, che sa spremere ogni possibilità dal ricorso alla foto. Infine, la mostra conclude con gli esponenti della Nuova Officina Bolognese, un drappello di baldi operatori, che invadono le pareti e anche i pavimenti con ardite installazioni, facendo anche registrare l’avvenuta supremazia, almeno numerica, delle donne artista sui loro colleghi. Una appendice di questa “stazione”avanzata può essere ammirata nella sala video con una selezione di quanto di meglio i nostri artisti hanno prodotto negli anni con questo mezzo avanzato.




Informations:



palazzofava@genusbononiae.it / +39 051 19936305