venerdì 22 luglio 2016


I 7 (e più) segreti di Bologna


Storie, leggende, curiosità: ecco la mappa che traccia quei piccoli misteri all'ombra delle Due Torri.

Curiosità: ecco i 7 segreti di Bologna

Curiosità: ecco i 7 segreti di Bologna

Conoscete bene Bologna? Sette come i peccati capitali, come i giorni della settimana, come i nani di Biancaneve. Ebbene sarebbero proprio sette i segreti di Bologna, anche se forse più che di segreti sarebbe meglio parlare di "curiosità": ai bolognesi ecco un test per sapere quanto a fondo conoscono la loro città, ai turisti o a chi è appena arrivato in città una mappa di cose da vedere, alcune delle quali davvero sfiziose. 

Curiosità: ecco i 7 segreti di Bologna

Ecco dunque i sette segreti di Bologna: 


Da Google Maps

1. Le tre frecce conficcate sul soffitto del portico

In Strada Maggiore, proprio all'Ingresso di Corte Isolani, capita spesso di vedere gente con il naso all'insù: guardano le frecce conficcate nel legno di un antico portico, sulle quali si narra una leggenda che racconta di tre briganti intenzionati a colpire a morte un signorotto bolognese, ma distratti poi da una bella fanciulla che stava nuda alla finestra. Morale: sbagliano la mira e le frecce finiscono sul soffitto del portico in legno.  

2. Il voltone del Podestà e il "telefono senza fili". Nessuno stupore se passando sotto il di Palazzo del Podestà si scorgono persone di spalle intente a parlare nei quattro angoli sotto la torre dell’Arengo: il fatto curioso è che i suoni vengano trasmessi da un angolo all'altro. La spiegazione di tale fenomeno? Questo 'canale' di comunicazione a distanza così discreto era stato architettato in epoca mediavale per far confessare i lebbrosi. 


3. La finestrella sulla piccola Venezia. 

A Bologna c'è una "Little Venice". La si vede guardando dentro una piccola finestrella che da via Piella (una traversa di via Augusto Righi) che affaccia su un canale, quello rimasto fra i tanti che nel XII secolo, venivano usati per la navigazione mercantile. Visto il romanticismo dato da questo scorcio inaspettato (che perde molto nei periodi di secca) il muro attorno alla finestrella è stato riempito da cuori disegnati, frasi d'amore e persino da qualche lucchetto in stile Moccia. 

Curiosità: ecco i 7 segreti di Bologna

4. “Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia”. Ovvero: “Il pane è vita, il vino è allegria, la cannabis è protezione”. Questa scritta, che fa riferimento alla ricchezza che la coltivazione della canapa ha portato a Bologna la si trova in via Indipendenza, quasi all'angolo con via Rizzoli, sotto la Torre Scappi, sulla volta del Canton de’ Fiori.




5. Il dito della statua del Nettuno che diventa un fallo in erezione. 

La bella fontana che con la sua imponente statua dà il nome alla piazza davanti a Salaborsa nasconde un simpatico effetto ottico che consente (se ben posizionati nei pressi della scalinata della biblioteca: ci sarebbe addirittura una mattonella più scura a indicare il punto giusto) di vedere non più l'indice del dio del mare, bensì il fallo in erezione dello stesso Nettuno. Uno scherzo di Giambologna?


6. Quel vaso rotto sulla Torre degli Asinelli

Proprio in cima alla Torre degli Asinelli, sulla quale gli universitari più scaramantici non salgono fino al raggiungimento della laurea (si dice che chi sale non si laurea) c'è un vaso, un vaso rotto che simboleggia le buone qualità di Bologna nella risoluzione dei problemi. 


7. Bologna la Dotta (oltre che 'la Grassa'). 

Sul tavolo della sede dell'Alma Mater Studiorum di Bologna (a Palazzo Poggi) c'è la scritta: “Panum resis”, che indicherebbe che la conoscenza sta alla base di tutte le decisioni. 




Altre 3...(Curiosità)

8. 666 portici fino a San Luca. 

Il portico di San Luca è il più lungo del mondo: misura 3.796 metri e ha 666 arcate. Dall’Arco Bonaccorsi a Porta Saragozza continua su su su, in salita, arrotolandosi su per il Colle della Guardia fino ad arrivare in cima, al Santuario della Madonna di San Luca. Bologna da lassù è stupenda.

9. La Sala da ballo liberty sopra il negozio di H&M


Fu realizzata all’inizio del ‘900 da Augusto Sezanne in stile liberty come sede per il café e il negozio della Majani, la famosa cioccolateria bolognese. Oggi c’è un negozio gigante di H&M.


La parte superiore dell’edificio ospitava un tempo un café, una tea house e una sala da ballo. Da sotto si può vedere il portico con le colonne, i capitelli e il terrazzino in stile liberty, completamente diverso da tutto ciò che lo circonda.

10. Il Complesso delle Sette Chiese


È un complesso religioso chiamato delle “Sette Chiese”, dove sorge in realtà la Basilica di Santo Stefano.
Perché sette chiese? Tutto il complesso era inizialmente formato da sette edifici di culto collegati tra loro. Ora sono rimasti solo quattro, ma il nome è rimasto.
Dalla piazza si vedono la chiesa del Crocifisso, la chiesa del Sepolcro e la chiesa dei Santi Vitale e Agricola (più due sarcofagi che custodiscono i resti dei primi vescovi della città).
Un tempo, pare, c’era un tempio dedicato a Iside e la Basilica vi fu costruita sopra per volere di San Petronio, vescovo di Bologna, che intendeva realizzare una copia del Santo Santo Sepolcro di Gerusalemme.




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venerdì 8 luglio 2016


M+M. 7 GIORNI 


Sala video Collezione Permanente MAMbo

Il MAMbo presenta nei propri spazi espositivi l'opera video 7 giorni del duo artistico tedesco M+M (Marc Weis e Martin de Mattia).


L'esposizione, curata da Laura Carlini Fanfogna e Gino Gianuizzi, è visibile fino al 31 luglio.
L'installazione è costituita da sette episodi, uno per ogni giorno della settimana, che si ispirano a scene di celebri film girati tra gli anni '60 e gli anni '80: Shining, 1980, di Stanley Kubrick per Lunedì; Le Mari de la coiffeuse (Il marito della parucchiera), 1990, di Patrice Leconte per Martedì; Un homme et une femme (Un uomo, una donna), 1966, di Claude Lelouch per Mercoledì; Francesco, 1988, di Liliana Cavani per Giovedì; Tenebre, 1982, di Dario Argento per Venerdì; Saturday Night Fever (La febbre del sabato sera), 1977, di John Badham per Sabato; Le mépris (Il disprezzo), 1963, di Jean-Luc Godard per Domenica.

Il progetto si è sviluppato tra il 2009 e il 2015 ed è stato concepito fin dall'inizio per avere una gestazione prolungata, con un unico protagonista, l'attore austriaco Christoph Luser, che vediamo nella sua evoluzione dai 28 ai 34 anni, il quale nell'ambito dei sette giorni consecutivi si confronta con alcune situazioni ambigue e dai toni emotivi contrastanti nella loro apparente quotidianità.

La doppia narrazione simultanea di ogni giornata/scena, alternata alla successiva con una proiezione su quattro canali, crea un effetto enigmatico e inatteso in virtù della presentazione antinomica. Si assiste a due versioni dello stesso dialogo o degli stessi gesti, agiti da coppie-tipo: adulto/bambino, uomo/donna, padre/figlia, marito/moglie, giovane/vecchia, padre/madre, omosessuale/eterosessuale che generano incertezza e inducono a riflettere sull'ambiguità e instabilità delle relazioni interpersonali e sul significato diverso che parole e azioni assumono a seconda del contesto.
Lo spettatore è coinvolto con un effetto includente e immersivo.